La visita del presidente russo, Dmitrijj Medvedev, alle Isole Curili, nello specifico quella di Kunashiri, ha riacceso una contesa che si trascina ormai da diversi decenni tra Russia e Giappone. Il gesto del Cremlino, subito “sanzionato” dal governo giapponese con il ritiro del suo ambasciatore da Mosca, è stato accolto come un grave affronto dal governo del Sol levante che, per bocca del Primo ministro Naoto Kan, ha etichettato come “deplorevole” la visita di Medvedev, definendola come un’iniziativa “che fa male al sentimento pubblico giapponese”.
Le Curili sono costituite da un arcipelago di circa sessanta isole che si trovano tra l’estremità nord-orientale dell’isola giapponese di Hokkaido e la penisola russa della Kamchatka. I primi contatti diplomatici tra i due Paesi in merito al destino delle isole avvenne nel 1855 con il Trattato di Shimoda, che in sostanza tracciò un confine di sovranità, lasciando al Giappone le quattro isole in prossimità del suo territorio (Kunashiri, Etorofu, Shikotan e Habomai) e alla Russia le restanti.
La disputa vera e propria, tuttavia, trova le sue origini nel contesto della Seconda guerra mondiale quando, in base agli Accordi di Yalta, l’Armata Rossa intervenne contro l’esercito giapponese e occupò le Isole Curili, dotate di un valore strategico di importanza capitale in quanto permettevano il controllo degli stretti di fronte alla base navale di Vladivostok, incorporando anche le quattro isole e deportando successivamente i residenti giapponesi. Gli incoraggianti intenti, almeno sulla carta, enunciati con la Dichiarazione di Tokyo del 1993, in cui viene sancito che le due nazioni sigleranno un accordo di pace una volta risolta la questione territoriale, sono rimasti lettera morta e, c’è da giurarci, la recente mossa di Mosca non farà altro che acuire la crisi politica e diplomatica tra i due governi.
Il Giappone ha sempre rivendicato le Curili del Sud, definite nel 1855 come appartenenti al suo territorio, e per questo motivo identificate quali “Territori Settentrionali” dello Stato. Ad oggi, dopo l’occupazione sovietica del 1945, la quasi totalità degli abitanti dell’arcipelago – quasi sedicimila – provengono dalla Federazione russa, anche se il Giappone non ha mai accettato la pretesa di Mosca sui suoi “Territori” e sui quali non è mai stato raggiunto un accordo.
Di certo la visita di Medvedev rappresenta un vero e proprio punto di svolta nelle relazioni tra i due Paesi e nella storia dell’atavica disputa. Dopo decenni di sostanziale calma su tale fronte, a parte qualche sporadico episodio di tensione, il primo novembre scorso si può dire si sia inaugurato un nuovo e difficile corso, soprattutto se si dà ascolto alle parole del Ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, il quale ha annunciato che presto il governo organizzerà altre visite nell’arcipelago, affermando come “oggi il Presidente russo ha visitato una regione del territorio nazionale […]. Non intendiamo fare dei passi che possano ostacolare la cooperazione russo-giapponese. Vogliamo ricordare che parlando con gli abitanti locali delle Curili, il Presidente russo ha sottolineato ancora una volta che questo territorio russo non resterà senza sostegno da parte dello Stato e del settore imprenditoriale”.
La storica visita di Medvedev implica un’analisi geopolitica che va oltre i rapporti bilaterali russo-giapponesi, e che coinvolge potenze mondiali quali Cina e Stati Uniti. Secondo molti analisti di politica internazionale, oltre che per motivi prettamente “interni”, con uno sguardo alle elezioni presidenziali del 2012, l’iniziativa del Presidente russo si inserisce, infatti, nel contesto di un’altra storica disputa: quella sino-giapponese sulle isole Senkaku. Cina e Russia starebbero esercitando in questo frangente forti pressioni sul Giappone per ridimensionare fortemente la sua influenza nel Pacifico. Significativa, in quest’ottica, la vibrante reazione di Pechino alla cattura, lo scorso settembre, del capitano di un peschereccio cinese nelle acque al largo di Senkaku, da parte di pattugliatori giapponesi, caratterizzata da sviluppi e da un epilogo carichi di tensione. In una recente visita a Pechino, Medvedev ha espresso il suo sostegno alla Cina in merito a tale contesa, che ha trovato puntuale reciprocità nel sostegno cinese sulla questione delle Curili. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno recentemente dichiarato, attraverso il segretario di stato Hillary Clinton, di riconoscere le isole Senkaku come parte integrante del territorio giapponese. Insomma, come sembra, le dispute territoriali fungono anche da pedine strategiche per delineare i rapporti di potere e le alleanze nell’area del Pacifico, le cui dinamiche e sviluppi, con tutta probabilità, saranno più visibili nel prossimo futuro. Come ha sottolineato The Japan Times: “Il governo giapponese deve fare attenzione alla possibilità che la Cina e la Russia stiano sincronizzando la loro pressione contro il Giappone”.
* Diego Del Priore, dottore in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.