L’avvio previsto per il 15 dicembre del commercio rublo-yuan in Russia è un evento simbolico che potrebbe entrare nella storia. Esso riflette spostamenti tettonici nell’economia e nella politica mondiale e quindi promette una trasformazione dell’architettura finanziaria globale. Al momento il contributo della Cina all’economia mondiale supera di gran lunga la possibilità di circolazione internazionale dello yuan e la porzione di valuta cinese delle riserve finanziarie nazionali. Di conseguenza le strategie finanziarie basate su aspettative positive riguardo al futuro dello yuan permetteranno sicuramente di saldare. Quello che deve venire attualmente alla luce non è la presunta sottovalutazione dello yuan ma il potenziale che i partner della Cina possono sbloccare convertendo parzialmente in yuan in futuro.
I dibattiti attuali sullo stato del sistema finanziario globale girano soprattutto attorno alle ricerche di valute più stabili di quelle designate al momento come convertibili. Naturalmente, il dollaro americano è quello più criticato considerato che il tasso della sua iniezione nell’economia globale è chiaramente davanti all’input economico statunitense e che lo squilibrio sta mettendo in pericolo, la funzionalità della valuta di riserva del dollaro. L’oro, il sistema di Bretton-Woods, varie forme di asset-backed- o, occasionalmente, piani finanziari globali alternativi con contratto- sono solitamente le soluzioni a cui si ricorre. Vengono presi in considerazione anche schemi di scambio bilaterale e multilaterale che permetterebbero ai settori industriali e commerciali di connettersi un minimo con le finanze globali volatili.
Essenzialmente nessuna delle idee precedenti è una novità: in tutte le epoche, le crisi danno una più lunga stabilità. La novità è che, probabilmente per la prima volta nella storia, l’economia basata sul debito e bolle speculative può passare ad una recessione duratura globale e la minaccia alla stabilità proviene dalla condizione delle valute “convertibili”.
Il termine “convertibile” in realtà merita di essere messo tra virgolette per il fatto che le valute equivalenti non possono essere considerate convertibili nel senso vero e proprio del termine in un mondo dove la maggiore della popolazione vive in paesi che non si tirano indietro dalla regolamentazione monetaria. In questi paesi, le valute “convertibili” non comprerebbero molti tipi di beni. Inoltre, pare che nel primo decennio del XXI secolo i centri delle dinamiche economiche convincenti siano irreversibilmente migrati verso i paesi con valute “inconvertibili”, in particolare Cina e India, dove i capitali importati sono trattati con una certa cautela. Al contrario, una buona parte dei paesi le cui valute tradizionalmente godono della reputazione di “convertibili” vengono confrontate con la deindustrializzazioni, la demonizzazione, e anche la decapitalizzazione, intendendo con quest’ultimo termine tutti quei fenomeni che comprendono la lacuna sempre maggiore tra le finanze e i beni materiali, la perdita di risorse finanziarie e la loro fuga verso varie zone lontane, ecc. In queste circostanze, proteggere l’economia nazionale, la popolazione, e lo stato nazionale dal crollo finanziario globale diventa naturalmente una strategia legittima, e le misure come dare un ruolo maggiore alla valute “inconvertibili” a livello internazionale vengono viste come una risposta adeguata e opportuna.
Dal 1994, l’anno in cui è stata introdotta la convertibilità dello yuan, creare un clima favorire per le compagnie nazionale è diventata una priorità della Cina, la legge sulla Banca Popolare Cinese pone l’obiettivo di sostenere lo yuan acquistando potere come base per una crescita economica continua. La politica che fin dall’inizio ha avuto l’obiettivo di limitare l’inflazione e sostenere il settore industriale si è dimostrata efficace nel guidare la Cina in mezzo alle intemperie economiche globali.
Bisogna notare che, se si guarda ai valori relativi delle valute nazionali, non è difficile trovare un analogo valido di Bretton-Woods. I prezzi dei consumi in Cina sono aumentati del 2,83 tra il 1985 e il 1995. Nello stesso lasso di tempo una serie di svalutazioni ha fatto sì che il valore dello yuan diminuisse del 2,84, il che significa che la valuta cinese stava perdendo valore per compensare l’inflazione. Lo yuan guadagnava importanza da allora, mentre l’inflazione in Cina era stata in gran parte domata. I fondi non residenti in Cina effettivamente non hanno perso valore durante l’epoca della riforma. Lo yuan pertanto pare essere un possibile candidato per il ruolo di valuta accettata a livello globale e universale.
Alla Cina bisogna riconoscere di aver contribuito, direttamente e indirettamente, con un influenza stabilizzante all’economia globale nel momento in cui il mondo si è trovato in gravi difficoltà dalla metà degli anni ’90. La Cina non è mai ricorsa a drastiche svalutazioni per mantenere a galla i settori di export, ha prontamente risolto le questioni finanziarie con i suoi vicini, ed è sempre riuscita a mantenere la sua economia in salita durante le ricorrenti crisi mondiali, così ha aiutato direttamente il resto del mondo ad avviarsi verso una ripresa. Dando un esempio di politica finanziarie intelligenti, la Cina ha anche aiutato indirettamente a rimettere in riga l’economia globale.
Le politiche rispettabili, caute e attentamente pianificate della Cina hanno dato al paese una buona reputazione nella sfera finanziaria. In particolare, lo yuan è una valuta adatta per promuovere la modernizzazione della Cina.
Le valute, sia regionali che globali, registrano tutte alti e bassi che non lasciano speranze riguardo al fatto che lo stato di una valuta particolare o qualsiasi particolare gerarchia di valute possano durare illimitatamente. Visto che le finanze rappresentano un’area in cui il conservatismo salutare e la moderazione sono sempre benvenute, il processo deve essere sorvegliato con pazienza. Il punto non è se il dollaro americano o l’euro non debbano essere più utilizzati in pagamenti internazionali, in realtà la saggezza tradizionale cinese dice che sono i soldi peggiori a circolare più a lungo. Piuttosto, l’idea è che non solo le quantità di liquidità o i valori funzionali ed immediati delle valute ma anche le loro altre caratteristiche e il loro futuro richiedono un sobrio assestamento. L’attuale yuan si posiziona bene fino ad un punto mai visto prima. Adesso si assiste ad un esperimento che vede lo yuan fornito insieme dalla Cina e dalla Russia. Il piano di stabilire un centro finanziario globale a Mosca dovrebbe dare la dovuta importanza al commercio dei titoli asiatici e delle valute “inconvertibili”. E le politiche di riserva della Banca Centrale della Russia non dovrebbero continuare a trascurare il potenziale dello yuan. La Russia e la Cina hanno bisogno di nuovi meccanismi di coordinazione della valuta che possano essere successivamente adottati dalla BRIC.
Per quanto riguarda la pressione sulla Cina per rivalutare lo yuan (la domanda che sembra aver sostenuto una fazione di osservatori russi), l’aspetto quantitativo del problema dovrebbe essere visto da una diversa prospettiva. La verità è che molte delle valute “convertibili” sono sopravvalutate mentre lo yuan è sottovalutato. Tale sopravvalutazione evidenzia la vastità dell’autonomia rischiosa dei soldi “facili” nell’economia della vita di tutti i giorni con i suoi bisogni di sviluppo.
(Traduzione di Daniela Mannino)