Presso la sede dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) a Roma, giovedi 16 dicembre 2010 si è tenuta la presentazione del volume di Vincenzo Mungo “La sfida dell’India. Nascita di una superpotenza?”(1) che per le Edizioni all’insegna del Veltro affronta le specificità dell’Unione Indiana capace di far fruttare diversità, storia e geografia nel tentativo di imporsi come polo emergente.
La conferenza è stata moderata dal Presidente dello IAI (2) Stefano Silvestri, che ha aperto gli interventi presentando il libro e sottolineandone l’aspetto specifico riguardante il binomio tradizione/modernità che fa dell’India una protagonista particolare nell’arena internazionale.
Tiberio Graziani, Direttore della Rivista Eurasia e prefatore del volume, ha successivamente posto l’attenzione sull’importanza dell’approccio geopolitico, capace di delineare il crescente peso che Nuova Delhi ha nello scacchiere internazionale e nell’odierno sistema multipolare. La scarsa attenzione da parte dell’Italia nei confronti dell’Unione, solo parzialmente bilanciata dall’interesse della piccola e media impresa conferma la poca lungimiranza e la mancanza di pensiero strategico di gran parte delle nostre classi dirigenti. L’India invece, sin dalla Costituzione – sebbene questa la leghi ancora al sistema anglosassone – è riuscita a ritagliarsi il proprio spazio oggi in costante aumento da un punto di vista economico e politico, guidata come è da una visione geopolitica o almeno geostrategica. Le costanti relazioni con nuovi attori, come è per esempio l’Iran, che fanno concorrenza ai rapporti speciali avuti in passato, per esempio con Israele e la visione dei cicli concentrici riguardanti sia l’aspetto militare sia la diplomazia, sottolineano la coerenza di una visione a lungo termine. Per questi ed altri elementi, afferma il direttore di Eurasia, l’India potrebbe essere superpotenza, Paese egemone, anche se deve affrontare fragilità interne dovute all’enormità continentale, alla grande diversità interna – che però come ricorda Mungo è uno dei motori capaci di far sviluppare l’India difendendo le identità – e allo spinoso rapporto con il Pakistan (reso ancor più spinoso da ingerenze occidentali tramite i servizi segreti ISI), che cerca di risolvere aderendo all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS).
Interessante anche l’intervento dell’Ambasciatore Antonio Armellini, per anni inviato di Roma in India, che grazie alla conoscenza diplomatica e diretta del Paese sottolinea la mancanza di contatti adeguati e profondi con l’Italia, come invece per motivi storici Nuova Delhi ha con l’Inghilterra e in seconda battuta con Francia e Germania. L’Ambasciatore sottolinea poi due aspetti particolari prendendo spunto dal volume: la specificità della cultura indiana, passata attraverso l’assimilazione di parte della cultura coloniale inglese e la natura delle caste, quasi imperscrutabili da un punto di vista “occidentale”, oggi più fluide, ma sempre importanti soprattutto per la formazione del consenso politico. L’etica induista ha consentito all’India di evitare sconvolgimenti sociali, ma oggi i pericoli possono derivare dall’ossessione cinese e dalla spina Pakistan, ma effettivamente ricorda Armellini valorizzando l’approccio geopolitico, anche i nuovi rapporti Sud-Sud rappresentano un rovesciamento geopolitico e una novità nei rapporti internazionali.
L’autore del volume, Vincenzo Mungo, esperto di India e capo servizi esteri Radio Rai, si è concentrato quindi sulla possibilità che l’India diventi una superpotenza, di cui il Congresso inizialmente filo-occidentale, poi percorso da fremiti anti-occidentali e infine protagonista nell’adottare la Costituzione, è l’esempio della forza indiana: ossia la diversità di idee e la presenza di ideologie forti che potranno fungere da polo di aggregazione forse più potente che l’Islam, coadiuvate come sono dalle tecnologie interne e dal nucleare, tramite i quali, l’India potrà dialogare con l’attuale unipolarismo in decadenza. Unipolarismo messo in crisi anche dai rapporti Sud-Sud che propongono aggregazioni orizzontali con America IndioLatina, Africa e Asia meridionale, ma anche dalla visione geopolitica che – ricorda ancora Graziani – riguarda l’espansione nell’Oceano Indiano, buoni rapporti con Russia e, novità pregna di significati, con la Cina.
Per approfondire ed indagare il futuro dell’India e con essa del mondo, non resta che accodarci all’invito dei relatori e consigliare la lettura del volume.